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acidlsdy
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« : 22 Май 2014, 19:09 » Процитировать

(Ascolto 19) Sala 19
La sala del Quattrocento senese, come i locali che seguono, faceva parte dell’antica Armeria, una sezione di cinque piccole stanze della Galleria voluta da Ferdinando I per esporre le magnifiche armature delle collezioni di famiglia affrescate a grottesche sulle volte da Ludovico Buti nel 1588. In queste sale sono ora esposti capolavori del primo Rinascimento dell’Italia settentrionale e della scuola senese.
Nella sala 19, che ospita opere del Vecchietta, Neroccio de’Landi, Sano di Pietro, il soffitto originale di Buti è andato distrutto dopo il riallestimento del 1656, quando fu ridipinto da Agnolo Gori attivo anche nel corridoio di ponente. Nelle specchiature principali potete ammirare allegorie di Firenze, della Toscana, della Vittoria, trionfi e battaglie e i carri di Giove, Marte, il Tempo e Venere.

(Ascolto 20) Sala 20
L’attuale decorazione ad affresco risale a un riallestimento collocabile fra il 1656 e il 1666, ai quattro lati del soffitto da sinistra verso destra sono illustrati spettacoli pubblici nelle piazze di Santa Croce, della Signoria, nel cortile di Palazzo Pitti e in Piazza Santa Maria Novella. Il resto della decorazione, come le figure allegoriche nelle edicole e i fregi floreali, sembrano essere di epoca più tarda (probabilmente della metà dell’Ottocento).
Questa sala custodisce i capolavori dei maggiori maestri veneti del Quattrocento quali Mantegna, Jacopo Bellini, Giovanni Bellini; è qui esposta anche una pala d’altare frammentaria di Antonello da Messina, pittore che soggiornò a Venezia influenzando lo sviluppo della pittura veneta.

(Ascolto 21) Sala 21
Anche questa sala apparteneva a quelle destinate ad Armeria e fu decorata da Ludovico Buti intorno al 1588. Le volte affrescate con soggetti bellici, in assonanza con le collezioni d’armi che queste sale ospitavano, assumono in questo soffitto connotati esotici per la presenza di animali e uccelli tropicali e di guerrieri in costume orientale, ma soprattutto perché vi sono raffigurate scene ispirate al Messico. Questa scelta sottolinea l’attenzione e l’interesse che i Medici avevano per queste terre lontane. Sulla destra della porta d’uscita troviamo un riquadro affrescato in epoca moderna, datato “Firenze agosto 1944”. La veduta rappresenta il Ponte Vecchio e i vicini quartieri al di là dell’Arno, dopo il crollo seguito allo scoppio delle mine tedesche.
Nella sala si trovano le opere di vari maestri veneti del tardo Quattrocento, come Cima da Conegliano, Giovanni Mansueti, Francesco Caroto.

(Ascolto 22) Sala 22
Il soffitto di questa saletta, é decorato da affreschi di Ludovico Buti, realizzati intorno al 1588. I soggetti vari richiamano la collezione di armi che era qui esposta. Gli affreschi in questa sala, che originariamente comunicava con la successiva formando un unico grande ambiente diviso da coppie di colonne non sono purtroppo integri: gli spazi vuoti corrispondono alle parti andate perdute a causa dei danni causati dalla seconda Guerra Mondiale.
Qui si trovano capolavori di maestri attivi in Emilia Romagna nella seconda metà del XV secolo, fra i quali i ferraresi Cosmè Tura e Lorenzo Costa, il bolognese Francesco Francia, Melozzo da Forlì.

(ASCOLTO 23) Sala 23
Anche in questa sala il soffitto è affrescato da Ludovico Buti nel 1588. Presenta alcune zone neutre dovute alle distruzioni belliche. Nelle cinque vedute principali sono raffigurati con grande vivacità interni di botteghe militari, (vi si vedono lavorare i cannoni, le polveri da sparo le lame di spade, le armature e i modellini di fortificazioni), tutti soggetti che richiamano la funzione della sala, adibita come le precedenti alla collezione d'armi. Nella sala sono esposte opere del primo Rinascimento lombardo.
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